Facite ammuina

Passando per il quartiere EUR di Roma davanti al Palazzo della civiltà  oggi Palazzo Fendi – ironia della sorte -, alzando lo sguardo a circa 70 metri di altezza è possibile leggere questa frase. 

Un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigatori.

Una frase estrapolata dal discorso di Mussolini ( 2/10/1935 ) per l’inizio della guerra di Etiopia. Una costruzione dunque ed una frase per celebrare i fasti ( e i nefasti ) del fascismo.

C’è da chiedersi quanto di questa frase rappresenti nel profondo, ancora oggi, noi italiani. Forse troppo! Un’autostima che induce a immotivata considerazione di se stessi e soprattutto alla convinzione di poter guadagnare alla propria causa l’interlocutore ( individuo o altro Stato che sia). Chè, se poi non bastasse, abbiamo  nella nostra cassetta degli attrezzi il bizantinismo che , nei secoli , ha forgiato il nostro Paese.

Discorso un pò lungo per arrivare ai giorni nostri ed alla politica.

Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare….”  ( La città futura – Gramsci 1917).

Certo non è responsabilità dei cittadini se la loro distanza dalla politica diventa sempre più elevata. Ci si deve chiedere cosa i Partiti (quelli rimasti) fanno. Sembra che , da questo punto di vista, il Regolamento del Regno delle 2 Sicilia sia una fotografia perfetta

«All’ordine Facite Ammuina, tutti coloro che stanno a prua vadano a poppa

e quelli a poppa vadano a prua;

quelli a dritta vadano a sinistra

e quelli a sinistra vadano a dritta;

tutti quelli sottocoperta salgano sul ponte, 

e quelli sul ponte scendano sottocoperta, 

passando tutti per lo stesso boccaporto;

chi non ha niente da fare, si dia da fare qua e là.»

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